28 aprile 2017

Champagne, Vin Clair e la ricerca della Jeroboam perduta

Champagne, Vin Clair e la ricerca della Jeroboam perduta

Antefatto, il mosaico si compone

Il Clima

La prima particolarità della regione dello Champagne è quella di essere situata al limite settentrionale della coltura della vigna –  Reims è a 49°5 di latitudine nord, Épernay a 49° – con una temperatura media annuale di 11 ° C, quindi condizioni molto severe per la vigna.

La sua seconda originalità è di essere sotto l’influenza di un doppio clima, in maggioranza oceanico (che gli apporta acqua in quantità regolari con variazioni termiche poco marcate da una stagione all’altra) ma a tendenza continentale, responsabile di pericolose gelate in inverno o più raramente in primavera e di un irraggiamento solare favorevole l’estate.

Per comporre questo mosaico sono stati necessari milioni di anni, l’azione combinata di terremoti, glaciazioni, e delle acque oceaniche oltre naturalmente alla mano dell’uomo, che ha saputo intuire la magia di un luogo destinato a regalare un vino unico e irripetibile.

I Vitigni

Per la produzione è autorizzato l'uso di nove vitigni, di cui tre vitigni principali: a bacca bianca lo Chardonnay (27,82% della superficie vitata), a bacca nera il Pinot noir (38,09% della superficie coltivata) e il Pinot meunier (caratterizzata da una maturazione leggermente più tardiva rispetto al pinot noir, 33,81% della superficie), e sei vitigni tradizionali, recentemente riscoperti e nuovamente utilizzati (seppure in zone molto limitate rappresentano infatti solo lo 0,28% della superficie): pinot blanc, arbanne, petit meslier, fromenteau, pinot gris ed enfumé.

Ricordi da Sommelier

Montagne de Reims, qui l’uva di riferimento è il pinot noir che conferisce ai vini forza potenza e struttura.
Nella Vallée de la Marne il vitigno principale è il pinot meunier, che conferisce ai vini morbidezza e inconfondibili sentori di frutta.
La Côte des Blancs, è il regno dello chardonnay, che conferisce ai vini finezza ed eleganza.

In queste tre zone troviamo un substrato calcareo gessoso con una forte presenza di fossili marini (belemnita quadrata). Questo gesso (craie), si è formato in seguito a sommovimenti succedutisi circa 70 milioni di anni fa ed è un eccezionale regolatore delle risorse idriche da cui la vite trae sostentamento. Il calcare gessoso rappresenta infatti un’ottima riserva di umidità durante la stagione calda e al contempo assorbe le precipitazioni abbondanti lasciando il terreno umido ma senza ristagni d’acqua.
Nella Côte des Bars (Aube) il vitigno di riferimento è il pinot nero che in questa zona sviluppa caratteristiche minerali e fruttate.

Nell’Aube sia il clima che il suolo sono più vicini alla Borgogna. Le temperature medie sono leggermente più elevate e il suolo non è gessoso, bensì argilloso-calcareo. In particolare troviamo il suolo di kimmeridge di formazione giurassica anch’esso molto ricco di fossili marini. La presenza di argilla permette il proliferare di microorganismi che interagiscono con l’apparato radicale della pianta e conferiscono al vino dei sentori minerali particolari e differenti da quelli presenti nelle regioni della champagne più a nord, site su suolo gessoso.

In Côte de Cézanne ritorna protagonista lo chardonnay e ritroviamo i suoli gessosi, ma qui cambia la tipologia di fossile marino incluso nel calcare (micraster). I vini hanno profumi fruttati intensi e gustosi, ma non eguagliano l’eleganza degli chardonnay della Côte des Blancs.

Vin Clair

Le degustazioni dei vin clair sono una rara opportunità di intravedere il vino che sarà, e di immaginare la loro evoluzione nel tempo; sono una “incursione” unica nel magico Terroir di champagne.
All'inizio della vita di una bottiglia di champagne il vino in bottiglia è un vino fermo: vin clair in francese.
Dopo la raccolta, le uve vengono elaborate e vinificate separatamente per varietà, dal villaggio, e in alcuni casi da vigneti o dalle parcelle, con conseguente creazione di una miriade di vini fermi. Da gennaio in avanti, i vigneron potranno degustare tutti i campioni diversi e annotare le caratteristiche più importanti prima di avviare il processo di assemblaggio.
Il vino di riserva è invece un vino fermo da uno o più vecchie annate che sono state immagazzinate in vasca o botte o eccezionalmente in bottiglia da utilizzare nelle miscele future. Il vino di riserva spesso apporta un po' di corpo e struttura in più per la miscela e toglie alcune delle note acide che i vini chiari possono avere.
Per le grandi maison la coerenza di gusto e qualità sono i principali punti di riferimento nel processo di miscelazione.
La degustazione dei vini chiari è un esercizio terribilmente complicato. Questi vini giovani in generale mostrano sentori primari e discreti, che sono difficilmente decifrabili, almeno per un palato non addestrato, a causa dell'estrema acidità e delle note citrine che li caratterizzano in questa fase.  Il grado alcolico è molto contenuto e possono apparire come fin troppo semplici, ma l’apparenza inganna.
Si passa alla dalla nota di banana e di ananas dello chardonnay ai piccoli frutti rossi e alla pera matura del pinot meunier, per arrivare ai piccoli frutti neri e alle fragranti note di pane tostato del pinot noir. Un mondo a parte è rappresentato dalle basi degli champagne rosé, sia per quelli di assemblaggio che per i rari saignée, sono vini rossi che strizzano l’occhio alla vicina Borgogna ma con un “cuore” acido che ci riporta in Champagne!
Si deve proiettare l'evoluzione del vino nel tempo e prevedere i contributi che la seconda fermentazione e l'affinamento sulle fecce porteranno allo champagne risultante: insomma una sfida nella sfida!

“Quando vinci meriti lo Champagne. Quando perdi ne hai bisogno”  (Napoleone Bonaparte)

“Quando capita l’opportunità….parti” (Aldo, Giovanni e Lorenzo)

Vendredi 3

Partenza venerdì 3 marzo, aeroporto di Firenze, tre amici sommelier. Destinazione Parigi e poi Epernay, il cuore dello Champagne, il crocevia di incontro di Montagna di Reims, Valle della Marna e Cote de Blancs. La confluenza di Pinot Noir, Pinot Meunier e Chardonnay. La città dell’ Avenue de Champagne, la Champs-Élysées delle Ardenne dove hanno preso casa grandissime maison quali Moët & Chandon, Pol Roger, Perrier-Jouet e molti altri. Lusso sfarzo e ricchezza direttamente dal secolo scorso. Palazzi degni di Re e imperatori.

Ma torniamo al viaggio, aereo in perfetto orario, girelliamo per il parcheggio dei noleggiatori in ricerca della nostra auto e poi via dritti verso l’albergo che ci ospiterà a lasciare i bagagli e in perfetto orario per l’appuntamento con Cristina, ottimo distributore di Champagne che conosciamo alla perfezione per i ricorrenti acquisti durante l’anno, ma soprattutto eccellente guida e compagno del viaggio dei giorni a venire.

Si è proprio lei che ha organizzato questa gita nata a giugno dello scorso anno quando durante la visita in una delle cantine da lei distribuite abbiamo scoperto che proprio in questo periodo si celebra la fase della degustazione dei vin clair, dei vini che hanno terminato la propria fermentazione alcolica e sono pronti per essere destinati al loro uso più nobile, la produzione delle cuvée per gli champagne o nei contenitori che li ospiteranno come vini di riserva per le prossime annate.

Questi vini portano con sé l’essenza del vitigno con cui sono prodotti e del delle caratteristiche del territorio dove sono coltivati e sono il loro manifesto. Avere l’opportunità di degustare questi vini in un percorso come abbiamo avuto la fortuna di fare equivale a comprendere veramente quello che si studia sui libri, a capire quanto possa essere evidente la differenza tra i fiori dello chardonnay o il frutto polposo del meunier o ancora la forza e il carattere del pinot noir.

Di quanto possa essere diversa la stessa uva, lo chardonnay, coltivata nelle tre diverse zone e di come il vigneron giochi in una magica alchimia per costruire il suo marchio identificativo e la riconoscibilità del suo vino.

Di come le sferzate pungenti di questi vini possono trasformarsi in carezze ammalianti o abiti eleganti una volta realizzato il collage. Di come lo chef de cave sia fondamentale in tutta la sua esperienza per riuscire ad unire tutte le tessere di un mosaico intrigante.

Le aziende che visiteremo non sono i grandi NM ma soprattutto degli RM spesso Vigneron Indépendant, fieri e orgogliosi del proprio lavoro, gentili e prodighi di informazione per saziare la nostra voglia di capire e fantastici padroni di casa. L’ospitalità è il filo conduttore di questo viaggio, perito delle aziende e soprattutto merito del grande lavoro di Cristina e della sua azienda FcF.

Mica potevamo arrivare in Champagne e lasciare 2 ore inutilizzate? La ricerca della Jeroboam di rosato perfetta abbia inizio esultò Giovanni !

J.Baillette-Prudhomme, Trois Puits

J.Baillette–Prudhomme, siamo nel villaggio premier cru di Trois-Puits, nella Montagne de Reims, le piante di chardonnay, pinot meunier e pinot noir per un totale di 5 ettari sono coltivate su terreni poco profondi di matrice calcareo-gessoso posti su strato di roccia tipico della zona denominato Craie du Campanien.
Proprio sotto la maison, a 14 metri di profondità, vi sono antiche e splendide cantine sotterranee, con tanto di sala di degustazione.
Azienda vitivinicola familiare da sei generazioni. Dal 1980 l’impresa veniva gestita da Jean Baillette e dopo la sua morte nel 2006, le redini sono nelle mani della moglie Marie-France e delle due figlie Laureen e Justine.

Cristina si muove come fosse la padrona di casa, gentile ed accogliente. Si vede quanta fiducia e amicizia scorra tra lei e la padrona di casa. Prima scoperta guidata dalla giovanissima e simpatica vigneron Laureen, Pressoir rosa shocking come pure altri particolari della cantina. Seconda scoperta la réserve perpétuelle, una sorta di metodo solera usato per i vini di riserva. Tanta cura e attenzione degne di una donna. 6 mesi dopo la sboccatura prima di andare in commercio, 6 anni minimo sur lie per il loro brut nature. Tre vin clair in degustazione, Chardonnay 2016, la cuvée appena fatta del brut reserve e l’assemblaggio del Memories che Lorenzo non si lascia mai scappare ad ogni acquisto. Un classico ammaliante.

I vin clair…finalmente

Non siamo nel regno della cote de blancs ma lo chardonnay sorprende per profumi floreali di un’intensità tale che forse rimarrà la più spiccata di tutto il viaggio. Spicca per la forte mineralità gessosa che spinge la freschezza oltre ogni limite immaginabile. La cuvée del brut reserve ci dona un profumatissimo pompelmo rosa e ci fa capire subito come ricercare equilibrio già a questo livello. L’assemblaggio del Memories esplode di gesso a sapidità e di piccoli frutti di bosco maturi.

Champagne Brut Nature 1er Cru (Stessa base della Cuvée Memoris ma senza dosaggio): deriva dalla riserva perpetua della maison (al momento 95% pinot noir e 5% chardonnay - a tendere sarà costituito dall’uva nera in purezza), nervoso, sapido, tagliente, una miscela esplosiva di eleganza, bevibilità e magistrale interpretazione del terroir, per un’occasione speciale.

Champagne Millésime 2008 1er Cru (60% pinot noir, 20% di pinot meunier e chardonnay), rotondo, cremoso ed estremamente lungo, fedele paradigma di un grande millesimo, per puro piacere.

E la Jeroboam di rosato? Non pervenuta, peccato ! Le bottiglie erano in cantina sui pupitres, inaccessibili a Giovanni. Ma non demorderemo, visto che il giorno successivo vedremo 4 cantine.

Finalmente a cena ad Epernay, buona cucina con piatti tipici e un vino mai bevuto prima, un rosso dello Champagne, Coteaux Champenois Vertus Rouge di Guy Larmandier, tanto singolare quanto poco aggraziato nei suoi profumi di frutta rossa, spiccatamente acida e tremendamente tannica. Un rosso con tannini scomposti e verdi, amaro è il giusto termine. L’etichetta non riporta l’anno che forse non è giovanissimo. Senza termini di paragone precedenti rimaniamo quantomeno sorpresi ma certo non basta questo per abbatterci. E dopo una prima giornata così di corsa a letto che domani ci si alza presto.

Samedi 4

Bella giornata piena oggi, 4 cantine da visitare e Cristina che ci aspetta puntualissima davanti all’albergo.
Prima cantina Alexandre Lenique, Valle della Marna subito a sud di Epernay, dove ci attende il vigneron sorridente.

Alexandre e Michel Lenique, a Pierry

Alexandre e Michel Lenique, a Pierry 7 ettari vitati nella Valle della Marna, l’intera gamma è incentrata su una semplicità di beva e gradevolezza essenziali.

La cantina è di quelle che colpisce, completamente scavata nel gesso, in quel blocco di gesso che condiziona in modo sensibile ed eccelso i vini di questa azienda. Lo Chardonnay 2016 è un vero e proprio gessetto e la forte mineralità spinge oltre ogni limite la freschezza, i fiori bianchi e i frutti esotici di questo vin clair. Gli assaggi proseguiranno con un Chardonnay di 3 anni, un vino di riserva, un assemblato con vini del 2016, 70 chardonnay e 30 pinot noir che marca piacevolmente di piccoli frutti di bosco, di lampone.

Champagne Secret de Famille Grand Cru di Alexandre L. (nella versione dosata), un assemblaggio di 2 Grand Cru, quello di Bouzy con il pinot noir (30%) e quello di Le Mesnil Sur Oger con lo chardonnay (70%) ricco di fiori di campo bianchi e gialli, verticale nell’acidità e dalla bella scia sapida, per una serata indimenticabile.

Champagne Blanc de Noirs Brut di Michel L., frutto dell’assemblaggio in misura paritaria di Pinot Noir e Pinot Meunier, al naso piccole bacche nere, in bocca è fresco, beverino di buona persistenza, un passe-partout per l’aperitivo.

Abbiamo cercato a lungo fra i cunicoli della cantina, ma della Jeroboam di rosè ancora nessuna traccia.

Tra un discorso, un assaggio e la cantina abbiamo fatto velocemente l’ora di ripartire verso la prossima tappa

Didier-Ducos a Saint Martin d’Ablois

Didier-Ducos a Saint Martin d’Ablois, una posizione privilegiata nella regione della Coteaux sud tra la Vallèe de la Marne e la Côte de Blancs, a 6 km da Epernay: un territorio unico. Circa 4,5 gli ettari vitati; chardonnay 20%, pinot noir 10%, pinot meunier 70%.

Cantina sorprendente per i tini speciali che si sono fatti realizzare al fine di ottimizzare gli spazi. Forme inconsuete che sfruttano al 101% il volume disponibile. In degustazione sei vin clair bianchi e il rosso che servirà per la realizzazione del rosato (forse abbiamo speranza qui). La sequenza è magistralmente didattica. Chardonnay, Meunier, Pinot Noir, un assemblaggio di 60 CH / 30 PN / 10 ME e per finire la cuvée 2016 dal favoloso Absolu Meunier. Cambia territorio e cambia lo Chardonnay, completamente diverso dal precedente, meno floreale, più morbido, più strutturato (le argille fanno bene il loro lavoro).

Il Meunier affascina, anche come vino fermo. Morbido, grasso, riempie la bocca di lamponi e fragole, lungo nel finale. Il PN era quasi da bere subito, fantastico nel suo abito potente marcato dalla frutta nera. Floreale, morbidezza e potenza sono le tre componenti dei tre uvaggi dello champagne e singolarmente si capisce esattamente. Quello che abbiamo sempre studiato sta lì nel bicchiere e parla con noi. Il Rosso, 50 PN/50 ME ha solo 6 mesi ma tanto carattere con il suo tannino ruspante, un po' verde, e un colore sorprendentemente bello e vivace mentre le due cuvée fanno comprendere come le alchimie tra le tre parti riescano nell’intento di cercare eleganze ed equilibrio.

Una nota di eccellenza per il Nature 2009 con le stesse percentuali in cuvee di quelle sentite precedentemente che spicca per cremosità del perlage, finissimo, e per la grande eleganza a dispetto di chi teme gli champagne non dosati. Nel prossimo acquisto ci finirà sicuramente!

Scappiamo di corsa perché ci attende la prossima azienda per l’ora di pranzo.

Perrot Batteux et Filles a Bergères-lès-Vertu

Perrot Batteux et Filles.Siamo scesi nella Côte de Blancs, a Bergères-lès-Vertus villaggio premier cru nella Côte de Blancs, qui il suolo è completamente gessoso e lo chardonnay è il vitigno che offre i risultati migliori, tanto che rappresenta il 95% della superficie vitata dell’azienda a cui si aggiunge un 5% di pinot noir destinato al rosé d’assemblage.

E a Giovanni iniziano a brillare gli occhi non appena si nomina la parola Rosé ! Si parte dalla cantina, classica, moderna e ben strutturata con una cuverie dove si vinificano separatamente 12 parcelle di chardonnay. In questo modo la sapiente mano dello chef de cave riuscirà a raggiungere livelli di eleganza notevoli incastrando ogni singola tessera del mosaico nel suo giusto spazio. Si termina il giro nella sala degustazioni, moderna ma arredata con grande gusto dove al centro troneggia il vecchio pressoir tradizionale.

Arriviamo al tavolo con i vin clair passando tra vari tavolini dove fanno bella mostra di sé i vini dell’azienda. Non potevamo sapere cosa ci avrebbe aspettato poi attorno a quei tavoli. Anche qui 5 assaggi, 4 bianchi e un rosso destinato all’assemblaggio. I vini fermi di questa azienda sono un tripudio di aromi, una vera cornucopia da cui fuoriescono mazzi di fiori e cesti di frutti. La scelta delle parcelle è stata fatta per evidenziare bene quali e quante differenze possano essere tra piccoli appezzamenti e come ciascuno di questi caratterizzi lo chardonnay e lo rende in qualche modo unico. Rose bianche e fiori d’acacia misti a pesce e borotalco nel primo, agrumi, mandarini grande freschezza e struttura nel secondo, ananas pera e limone nel terzo e per finire con un leggero uso del legno che regale intriganti note affumicate di cenere e di legni resinosi. Il rosso al naso è una cipria, i profumi antichi delle nonne e come sempre in bocca porta con sé l’amaro verde dei tannini non maturi.

Ci aspetta il pranzo, sorpresa delle sorprese! La padrona di casa oltre che di un ottimo gusto dispone di un’innata capacità di cucinare e ha preparato per ciascuno dei propri champagne un piatto in abbinamento. Le foto parlano meglio delle parole ma quello che ci ha letteralmente steso tutti è la grande maestria con cui ogni cibo era stato perfettamente abbinato ad un piatto come se avessero sempre convissuto e i loro profumi e sapori nascessero dalla loro unione. Il ricordo degli champignon ricoperti di ricotta e prosciutto spagnolo gratinati e del foie gras a fette spesse un dito piuttosto che delle escargot servite in eleganti cocotte rosse è ancora vivo e ben presente nei nostri sensi.

Champagne Cuvée Hélixe Nature Blanc de Blancs 1er Cru (vendemmie 2012, 2010 e 2009), minerale, purissimo, senza alcuna nota amara, per un aperitivo sontuoso in compagnia di frutti di mare.

Champagne Cuvée Hélixe Blanc de Blancs 1er Cru (vendemmie 2013,2012 e 2011), più semplice del precedente ma per niente banale, sapido e molto fresco, paradigmatico del terroir, interessante in abbinamento con del Parmigiano.

Champagne Hélixe Blanc de Blancs Millésime 1er Cru 2009, frutto di un’annata solare, è ricco, avvolgente e di bell’impatto cromatico, in grado di sposarsi a meraviglia con un piatto importante di pesce.

Champagne Vieilles Vignes 1er Cru, da chardonnay in purezza riuscito matrimonio tra la base 2012 ed il 40% di vino di riserva, più strutturato dei precedenti, beneficia senza dubbio dell’età della vigna, da riservare ad un’occasione speciale.

Champagne Hélixe Rosé 1er Cru, frutto di assemblaggio tra il 90% di chardonnay e il 10% di pinot noir vinificato in rosso, piacevole nota di fragola estremamente elegante ideale conclusione di una cena gourmand.

Jean Larrey è l’ultima destinazione di una giornata appagante dove ci inoltriamo fino alla Cote de Sezanne.

Jean Larrey a Montgenost

Copinet (in Italia distribuito anche come Jean Larrey) a Montgenost. La varietà principale dei vigneti è lo Chardonnay qui interpretato con maestria da Marie Laure, giovane figlia del produttore Jacques Copinet, che ha preso nel tempo insieme al marito Alexandre, la conduzione di questa bella cantina, in un luogo piuttosto defilato della regione: ci troviamo nella Côte de Sézanne, una diramazione a sud-ovest della Côte des Blancs. La cantina coltiva anche pinot noir nell’Aube e pinot meunier nella Marna.

4 assaggi di vin clair e 3 di champagne per finire la serata in bellezza. I primi due chardonnay tagliano la lingua tra fiori e agrumi, il Meunier della Marna estremamente dritto in bocca si riconosce ancora una volta per la polposità del frutto elegante. A sorpresa il rosso usato per i rosé in questo caso è piacevole e profumato, la parte fenolica ben matura e quindi per niente amaro.

Champagne Brut Extra Quality, (assemblaggio di tre vendemmie) deriva per ¾ da pinot noir e per ¼ da chardonnay, il “biglietto da visita” della Maison, bollicina molto cremosa, dosaggio leggero (6 g/l) per un risultato equilibratissimo.

Champagne Jardin Sauvage Blanc de Blancs Pas Dosé (base 2011 da vigne di 50 anni), è un vino che avvolge il palato con una grande cremosità, gastronomico ed affascinante, rappresenta l’archetipo per un aperitivo indimenticabile! Qui la 2a fermentazione viene indotta aggiungendo successivamente del mosto della stessa vendemmia.

Champagne Brut Integral Rosé de Saignée (base 2012), da 80% pinot noir e 20% pinot meunier, è strutturato, profondo, di grande complessità, da abbinare senza indugio su un grande piatto a base di carne rossa.

La serata è finita e Il buon Giovanni, estremamente soddisfatto di quest’ultimo rose, strappa al produttore la promessa di inserirlo a listino al più presto.

Cena conviviale in un buon ristorante come sempre insieme all’instancabile Cristina, prode condottiero di questo manipolo di sommelier. Mi sa che dovremo organizzare una premiazione con tastevin ad honorem la prima volta che tornerà a trovarci a Firenze.

Dimanche 5

Sveglia riposati e pronti per la nostra domenica effervescente, in programma ci sono 3 ottimi vigneron ma la sera riserva sempre grandi sorprese. Ancora a giro per Montagna di Reims e Valle della Marna. Lo Champagne non ha più segreti per noi, su e giù per queste meravigliose colline, spesso maltrattate dai diserbanti ma dove i piccoli produttori stanno facendo un grande sforzo per recuperare il territorio e la natura dove coltivano il loro tesoro.

Prima azienda e sono le 9.30, oramai la nostra colazione è a base di Champagne, ma chi potrebbe chiedere di più.

Hervieux Dumez a Sacy

Hervieux Dumez a Sacy, azienda con 9,5 ettari vitati (50% chardonnay e 25% rispettivamente di pinot noir e pinot meunier) nella Montagne de Reims, la Maison  fa parte del Club de Trésor de Champagne.

Nata 44 anni fa, questa associazione dal 1999, riunisce 25 RM della Champagne. L’obiettivo è promuovere e realizzare la massima espressione del Terroir La qualità ineccepibile è il solo risultato possibile.

La Giuria dei Pari e poche severe regole di base per queste eccellenze sempre millesimate, identificabili per chi sa, dalla bottiglia uguale per tutti, con lo stemma dei   Vigneron intenti a vendemmiare, impresso in bassorilievo.

Sono tre bianchi e il solito rosso  i vin clair che ci aspettano, nell’ordine un Pinot Noir che sorprende per l’altissima mineralità gessosa, per la sapidità, la struttura imponente e la frutta polposa, un blend di vini di riserva 2015 assemblato con pinot noir e meunier dove oramai abbiamo imparato bene a riconoscere il frutto più morbido del “mugnaio” e poi ancora una riserva 2014, cuvée di chardonnay e pinot noir forse troppo marcata dal legno che la ospita. Sicuramente da migliorare per non essere troppo invasiva. Il rosso per i rosé da assemblaggio porta con sé una nota di pietra focaia importante, tanto importante da assomigliare ad alcuni rossi campani vulcanici per espressione.

E arrivano anche gli champagne dove sarà sorprendente il grande equilibrio ed armonia che riescono a raggiungere !

Champagne Blanc de Blancs Nature (vendemmia 2013), un vino dove parla più Il terroir del vitigno, sapido, minerale, da bere avidamente in abbinamento con un primo piatto a base di pesce.

Champagne Special Club 2008, dosaggio a 9 g/l, frutto di assemblaggio paritario tra chardonnay e pinot noir, sapido ma al tempo stesso elegantissimo, pan brioche e lieviti, piccola pasticceria, un superbo compagno di viaggio per una cena indimenticabile!

J. M. Goulard a Prouilly

E’ l’ora di ripartire, Jean Marie Goulard ci attende a Prouilly 7 ettari circa, frazionati in qualcosa come 50 parcelle singolarmente individuate e denominate. Rispetto alla media del Massif di St Thierry, i terreni delle vigne dei Goulard sono ricchi di sabbia e con strato gessoso piuttosto profondo.

Il luogo, storicamente adatto alle varietà a bacca nera per il calore che questa terra restituisce, è infatti piantato per il 50% a pinot meunier, il 35% a pinot noir e il restante 15% a chardonnay.

Il tempo è infame ma non siamo certo tipi che si spavento per due scrosci sostanziosi d’acqua. Ci infiliamo diritti in cantina ad ascoltare i racconti consueti e a cercare quella Jeroboam tanto desiderata. Goulard ha un ottimo rosee de saignee in una bottiglia inconsueta, sfaccettata, che Giovanni conosce a memoria e non smette certo di elogiare in quanto a eleganza e carattere.

Sono 5 anche in questo caso i vin clair, 4 bianchi e il nuovo rosé. Ancora una volta estremamente didattiche riescono a perfezionare la nostra capacità di riconoscere i singoli uvaggi,  la frutta del Meunier, la freschezza citrica e la grande pulizia del Club, i fiori profumati dello Chardonnay dell’Octavie. Molto fruttato il meunier 2016 con una perà netta e precisa che stacca su tutto. Strane note di idrocarburi al naso nel rosso per rosé anche se la bocca è pulitissima e marcata di fragoline di bosco.

Arrivano anche gli Champagne:

Champagne Rosé Orphise Brut, da uve pinot meunier (70%) e pinot noir (30%) con l’aggiunta del 15% di vino rosso, è molto fresco e fruttato, elegante e di buona lunghezza per una “merenda” indimenticabile.

Champagne Brut L’Epanouie millesime 2008, chardonnay 40%, e 30% rispettivamente di pinot noir e pinot meunier è senza dubbio più strutturato, fine ed elegante del campione precedente, in grado di nobilitare grandi piatti di pesce.

Champagne la Charme, da pinot meunier in purezza, molto teso al palato e al tempo stesso ricco e aristocratico, nobilitato dal passaggio in legno, un grande vino a tutto pasto.

Champagne Rosé de saignée (non ancora disponibile in commercio), vera e propria chicca in anteprima assoluta, da pinot noir e pinot meunier, vino che lascia il segno nel nostro cuore, assolutamente indimenticabile per eleganza, equilibrio e profondità, in grado di spingersi fino a della carne rossa.

Sicuramente un candidato eccezionale per le Jeroboam di Giovanni !

Ancora una volta grandissima ospitalità del vigneron per pranzo con i consueti bignè al formaggio e tanti buoni salumi. Cristina merita un grande grazie per la splendida organizzazione.

Alle 15.00 ci aspetta  Xavier Leconte e quindi ci rimettiamo in macchina per raggiungere la nuova destinazione, vigne e colline ormai scorrono con noi, quasi come fossimo a casa nostra.

Xavier Leconte a Troissy

Xavier Leconte a Troissy, 10 ettari vitati coltivati in totale, tutti di proprietà,posizionati sulla riva destra della Vallée de la Marne. Sei generazioni di vigneron, una bottiglia particolare che vengono da cristallerie italiane, pinot nero e meunier della tradizione di queste parti con aggiunta di chardonnay, 14 piccoli appezzamenti che vanno dal più grande, Le Clos de Poiloux, che da il nome a una cuvée, a La Croisette, regno del pinot Meunier come pure Les Cotéas da cui nasce la Cuvée Signature du Hameau.

Sono 6 i vin clair serviti per merenda e già sappiamo che la serata non finirà adesso perchè l’instancabile Cristina aveva in serbo per noi una quarta cantina per finire la serata.

Si parte da uno chardonnay che fa inox, 2016, tagliente e minerale ma già di buona beva, poi una selezione dei migliori chardonnay in un blend che fa 5 / 6 mesi di legno elegantissimo e di grande intensità olfattiva. Arriva il Meunier, solo inox, non filtrato col carbone, che splende di brillanti riflessi rosati. Sarà suggestione ma il pompelmo rosa è semplicemente marcato in modo indelebile in questo assaggio. Ancora selezioni, questa volta dei migliori Meunier assemblati in cuvèe e a seguire di pinot neri di grande croccantezza e sapidità. Finiamo con il Pinot Noir da singolo cru Poiloux che spinge fortissimo la sua mineralità, un gessetto che si appoggia sulla lingua.

Finale in bellezza

Champagne L’Intuition d’Alexis (70% chardonnay-30% pinot noir), al naso ha aromi molto piacevoli di lievito, crosta di pane e piccola pasticceria, molto equilibrato, in bocca dove anche grazie al passaggio in legno del 30% della massa risulta di bella complessità.

Champagne Le Clos de Poiloux 2006 extra brut, da pinot nero 100% proveniente da una singola parcella di vecchie viti, basso il dosaggio a solo 3,5 g/l, bollicina di grande carattere, con in evidenza una nota molto elegante di pepe bianco. Da destinare ad una grande cena con carni nobili.

Il sole comincia a scendere verso le dorsali delle colline ricche di vigne che in questo periodo sono scheletriche e arriviamo velocemente in una cantina che avevamo già visitato in giugno ma che torniamo volentieri ad esplorare visto la grande qualità dei prodotti. Per fortuna non abbiamo signore con noi altrimenti come la volta scorsa si sarebbero scatenati i sorrisini maliziosi.

Redon Adrien e Pascal a Trépail

Redon Adrien e Pascal, siamo a Trépail ai piedi della Montagna di Reims 5 ettari in cui la fa da padrone lo chardonnay. Il terreno è ricco di gesso e rende i vini molto affilati e lineari. Pascal utilizza nelle sue cuvée un'alta percentuale di vini di riserva.

Suolo calcareo, silex, 80% di Chardonnay e 20% pinot noir, uno chardonnay rotondo, grasso, di altissima mineralità. Grossi problemi climatici con la vendemmia 2016 tanto che era stato raccolto prima il Pinot Nero e nonostante tutto altissima qualità dell’uva raccolta.
Tre chardonnay tra i vin clair, 2013 elegante e acuto con note di pepe rosa, 2015 di Adrian marcata dal legno con note boisé e un’enorme struttura e la 2016 oro morbido e rotondo. Il pinot nero del 2016 ricco di sfumature dorate intense e di frutta gialla matura, di ananas, che arriva come un missile nel finale di bocca salato. Una particolarità che sentiamo per la prima volta, la Taille del 2015,una vera limonata vegetale e aspra.

Oramai è giunto sera ma non abbiamo finito, arrivano gli champagne per chiudere la serata in bellezza.

Champagne Millésime 2008 nature, 95% chardonnay, 5% pinot noir, (degorgement à la volée), bottiglia di grande compiutezza, acidità evidente ma al tempo stesso cremoso e fine, un’esplosione di gusto al palato.

Champagne Millésime 2008 dosaggio 8 g/l, stesso uvaggio del precedente, colore oro antico, piccola pasticceria al naso, grasso e opulento in bocca, un vino complesso in grado di accompagnare un grande piatto di carne.

Champagne un R de Rien Nature 1er Cru Chardonnay della linea Adrien Redon, (50% del millesimo 2007 e 50% di vino di riserva) acidità meno evidente, vaniglia e mandorla in evidenza, uno chardonnay vellutato e rotondo, eccellente in
abbinamento con un formaggio cremoso.

Una grande domenica è passata e domani avremo l’aereo ad aspettarci a Parigi nel pomeriggio ma non senza aver prima visitato nella mattinata ancora 2 cantine.

Lundi 6

Il tempo è volato in compagnia, tra noi, con Cristina e insieme ai tanti vigneron che ci hanno ospitato come fossimo amici di famiglia. Un'accoglienza favolosa ricca di spunti didattici, di esperienze gustative, di sorprendenti vin clair, di ottimi champagne e di buona cucina. Ci aspetta per strada il mulino di Verzenay e i manieri austeri dei villaggi sulla montagna di Reims. Prima tappa Hervy Quenardel.

Hervy Quenardel, Verzenay

Hervy Quenardel, nel villaggio Grand Cru di Verzenay, nella Montagne de Reims, la superficie coltivata di circa 6 ettari è suddivisa tra l’80% di pinot noir e il 20% di chardonnay. Nei vigneti si interviene solo se necessario in ossequio ai dettami della “lutte raisonnée”

Il simpatico e cordiale vigneron ci aspetta con la moglie e ci introdurrà in una nuova esperienza, l’alchimia. Dopo un tipicissimo chardonnay 2016, morbido, delicato ed elegante e un pinot nero cupo e dorato dal sorso sapido e fresco di melograno, arrivano le cuvée sorprendenti una su tutte : 20% chd annata, 10% chd riserva, 10% chd che fa legno, 5% chd che non fa malolattica, 30% PN dell’annata, 10 PN di riserva, 10% di PN che fa legno e 5% PN che non fa malolattica, in pratica : 50% di vini dell’annata, 20% di vini di riserva, 20% di vini che fanno legno e 10% di vini che non fanno malolattica. Un puzzle profumato, complesso e di sorprendente equilibrio. Per finire il solito rosso per i rosé di assemblaggio, ricco di melograno e lampone, di buon corpo e grande freschezza.

Gli champagne di livello altissimo :

Champagne Blanc de Blancs Grand Cru 2009, il 30% della massa affina in legno, la metà della massa non ha svolto la fermentazione malolattica, elegante e complesso, si apre su note burrose con l’aumentare della temperatura. Un ottimo
champagne a tutto pasto. Sicuramente lo compreremo al prossimo acquisto.

Champagne Prestige Grand Cru, (60% pinot noir e 40% chardonnay), dosaggio 10 g/l, base vendemmia 2011 e vino di riserva per circa il 20% del totale, di colore oro un tripudio di profumi, piccoli frutti neri, note di pasticceria, un grande
champagne da riservare su un piatto altrettanto ricercato.

Champagne Rosé de Saignée Grand Cru, da pinot noir 100%, base 2013, di colore rosa antico, lamponi e nota ematica al naso, grande purezza in degustazione, per nobilitare il finale di una grande cena. Altra piccola perla splendente.

La maratona sta per finire e Lorenzo ormai conosce ogni scorciatoia di queste terre (occhio alla multe però)

Mathieu Gandon a Baslieux sous Chatillon

Mathieu Gandon a Baslieux sous Chatillon nella Valle della Marna, Severine Gandon e Fabien Mathieu si incontrano grazie alla loro passione comune per la coltivazione dei vigneti dello champagne e la sua produzione.

L’obiettivo è mantenere nel tempo la tradizione delle rispettive famiglie adattando il loro impegno alle innovazioni tecnologiche nel pieno rispetto dell'ambiente. Nel 2006 creano il marchio Mathieu-Gandon.

Ci accolgono in casa dopo aver visitato la cantina a due passi e termineremo dopo le degustazioni visitando un vigneto sperimentale di chardonnay, unico da queste parti e monitorato attentamente per valutare i risultati. La degustazione va avanti alla cieca ma oramai siamo abbastanza esperti.

Come sempre si parte dai vin clair, tre per l’occasione dove si susseguono un assemblaggio classico dei tre vitigni tipici dove ciascuno fa la sua parte, ben riconoscibile, preciso e unico. Segue il pinot noir con una spalla sapida importantissima, un frutto di bosco riconoscibile e incorniciato in ampi profumi di rose. Per ultimo il Meunier per un Saignée favoloso, cinque stelle lusso. Un colore sorprendentemente vivo e luminoso, naso ampio di aromi di frutta e una lama acida notevole visto la mancanza di malolattica. Da berne un secchio così, anche senza bollicine. Spuntini golosi in sequenza ad accompagnare due vini a dir poco spettacolari.

Champagne Saveur Brut, dosaggio a 7 g/l, da pinot meunier (70%) e chardonnay (30%), breve passaggio in legno, bollicina estremamente fine ed elegante, uno champagne di puro piacere.

Champagne Rosé de Saignée Extra Brut, da pinot meunier in purezza proveniente da vigna molto vecchia, di un bel colore rosa acceso, naso di lamponi e fragoline di bosco, con bollicina finissima e di lunghezza interminabile, vino inebriante per un’ aperi-cena indimenticabile!

Questo Rosé vince la nostra personale classifica e la richiesta della Jeroboam diventa un boato. Giovanni ha trovato la sua musa e non la mollerà più per nessun motivo.

Parigi ci aspetta, volo di ritorno, auto e treno (Giovanni) per tornare a casa. Aeroporto in perfetto orario, Giovanni viene spogliato per l’ennesima volta, via le scarpe, via la cintura, apri lo zaino,.... uff

Arriviamo in largo anticipo nell’area antistante al gate di imbarco, ci sediamo a un tavolo, tramezzino, acqua (ACQUA ???) e si aspetta facendo due chiacchiere che arrivi l’ora di partire. Brevi ricordi, soci fisar pasticcioni che impegnano il delegato, la classica ricerca del bagno, tutto fila liscio e tranquillo come nei migliori film horror, mancava solo la musichetta ammaliante preludio a Jason che sbuca con la sua maschera dall’ombra e ti infilza come un verme sull’amo.

Partenza in perfetto orario, volo tranquillo e sereno fino alle porte di Firenze quando l’aereo scende di quota e scoppia il putiferio. Ho volato tante e tante volte finanche a rimbalzare sulla pista di atterraggio tanti anni fa, ma tuoni e fulmini, vuoti d’aria, le hostess imbullettate alle loro sedie che  raccomandano la calma e si scusano perché le cattive condizioni gli impediscono di alzarsi dal loro posto e scricchiolii sinistri simili a quelli di una ferrari che percorre a trecento all’ora le sconnesse piste della Parigi Dakar non lasciano presagire niente di buono. L’impavido pilota tenta di avvicinarsi alla pista ma le famigerate bombe d’acqua (acqua, non Champagne) non gli permetteranno niente di meglio che tornare in quota in direzione Bologna. Da qui in poi sarà un susseguirsi di ritardi che metteranno a dura prova il rientro alla base. Oggi ridiamo contenti della bella vacanza fatta ma in fase di atterraggio c’è stato un attimo in cui tutti hanno aperto le bocchette d’aria perchè la temperatura era salita alle stelle…...e lo champagne va bevuto con gioia bello fresco !

Alla prossima…...magari per la vendemmia !

Aldo Mussio
Aldo Mussio

Wine Lover and Champagne addicted. Da tutta la vita si destreggia e sopravvive tra hardware e software di tutte le specie, che sono poi la sua vita imprenditoriale. Ha trovato rifugio nel mondo del vino in tutte le sue declinazioni ludiche e si distrae in vari ambienti “social”.

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